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tredici tweet per ricominciare a scrivere libri

Non ho mai fatto quei thread chilometrici e preventivati che alcuni fanno su Twitter. Stasera mi sono accorto che ne stavo facendo uno, e così, per quel che vale, me lo ricopio qui per pensarci su.

Del tutto banale pensare che persino in queste pagine mie  in qualche  dozzina di mesi ho aggiunto ben poco di concluso (contr:  sconclusionato).


Ho riaperto dopo chissà quanto il mio “Analisi chimica per l’arte e il restauro”, che ho scritto nel ’96. Ne ho letto una mezza pagina iniziale insieme ai ragazzi cui inizio a spiegare l’analisi, non per esibire qualcosa (cosa?) ma per vedere il confronto tra il linguaggio

che a me sembrava abbastanza semplice per un pubblico di adulti un quarto di secolo fa, e le loro capacità di comprensione verbale, prima di entrare in quelle concettuali. Un esercizio che faccio spesso con cose scritte da me per rendermi conto del livello di separazione

tra due modi di esprimersi. Quello che a me sembra, o sembrava anni fa, sufficientemente semplice e possibilmente stimolante, non disadorno, per persone con una accettabile cultura di base ma in campi diversi dal mio, e quello con cui mi devo confrontare con il gruppo

di persone cui devo rivolgermi hic et nunc, e che spesso sono diverse non anno per anno ma anche in due classi parallele. Il che è quasi indispensabile per spiegare in modo efficace. Non faccio la semplice retorica dell'”ogni anno sono peggio”, perchè non è vero,

se il livello medio generale ormai è inconcepibilmente basso rispetto a quel che la scuola pubblica dovrebbe garantire e pretendere, questa media è fatta da valori statisticamente dispersi ma che comprendono anche soggetti più che in grado di stare al gioco che la scuola

dovrebbe proporre e giocare insieme a loro. La riflessione più seria è personale, sulla mia lingua, sulla mia capacità di insegnante (comunicatore? divulgatore?) e su come si è evoluta o involuta da quando scrivevo libri. Nei 23 anni da quando ho chiuso l’ultimo ho scritto

in rete, su giornali o chissà dove abbastanza parole per riempire due dozzine di libri, ma sento troppo la difficoltà di scrivere in modo ordinato e concluso, non frammentario, di mettere una parola fine dove so che in realtà non finisce niente, e qualcosa domattina

sarà già superato (visto che perlopiù scrivo di cose tecnico-scientifiche).
Ho nella testa, e già aperti sui pc, almeno tre libri, da anni. Nella testa sono quasi completi, si tratta solo di trovare l’introvabile voglia di dire “si comincia” e di puntare un obiettivo

da raggiungere per dire “basta, finito”. Una volta mi ponevo un limite di tempo, diciamo un paio di mesi, e ce la facevo anche lavorando tutto il giorno in azienda. Ma scrivevo per lettori che in parte conoscevo e di cui sapevo le capacità di comprensione, appunto. È stare

nella scuola, che da un lato mi riempe troppo di dubbi, dall’altro mi fa pensare che passeranno settimane o mesi tra quando ho pensato delle parole e quando verranno lette da qualcuno, che non è più chi ho in mente hic et nunc. Però mi rendo conto che ormai non è più

il tempo di aspettare, perchè passa il mio tempo individuale, ma passa anche il tempo del mondo intorno, e se in questi anni frenetici e convulsi, aperti a un futuro forse migliore, ci dovessero essere quei famosi 25, ho (- il dovere? il bisogno? -) di scrivere.

Se solo trovassi l’ordine mentale, la disciplina per rimettermi a farlo, e avere alla fine quel piacere di chiuderlo. Per poi metterlo magari in rete gratuitamente, come avevo fatto con quello del ’98, tanto i diritti ti pagano poco più che il fastidio di confrontarti

con burocrazie e procedure dell’editore.
Se avessi il coraggio di dire che oso chiudere in una struttura di 150-200 pagine le idee che mi girano nella testa espandendosi come vortici frattali, perchè quel che ne posso dire sensatamente è in fondo così scarso e limitato.

10/9/2021, tarda serata

La mappa dell’Universo (Scienza dellE materiE, 15 anni dopo)

The Periodic Table as The Map of the Universe… but also resembling a school timetable.

An idea that some very young students suggested me 15 years ago and that became a website.  We had the chance to present this project at the “Scienza under 18” exhibition at the Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, Milan, at the beginning of a long-lasting connection with Federchimica, and then at the two-days international conference “Scienza ed Informazione” in Como, Villa Gallia.

As 2019 will be the International Year of Periodic Table, I’ve found a backup copy of that site, and so here is the story.

The Chimico Ambientale course at Jean Monnet Institute

In 2003 I was teaching at the Istituto Jean Monnet of Mariano Comense (between Como and Milan). One of the newest high schools in Lombardy, and one of the most innovative in Italy because of three different “experimental” courses.
I was involved on the chemical one, a “Istituto Tecnico Industriale” course about “Environmental Chemistry and Technology“.  One of the very few, and probably the best one in Italy on this topics, as I heard from many colleagues.

Our students not only had sure and goob jobs if they were stopping just after the Diploma, but the large number which were going to University had  often outstanding results – just from the first day: if they tried the admission exams at Milan Politecnico,  they always gained a very high rank, outclassing students coming from the most renowned Licei.

(btw: the reform law, some years ago, simply cancelled Chimico Ambientale from any Italian High School).

The fuzzy idea

As Chemistry is the Scienza della Materia, in our table it became the Scienza delle Materie (Science of Subjects).

Students were asked to think that the element symbols were not about chemistry, but the subjects that they were studying at school – or that they were interested in. So, each entry linked in the table had this structure:

1: the alternative meaning for the symbol

2: its connections with chemistry and our school world

3: something about the real element

4: when available,  links to the chapters of Primo Levi’s masterpiece, Il Sistema Periodico.

Disclaimer: we (I) had no experience at all about HTML structures and the Web was still a wild land, so the actual structure and graphic form where rather horrible.

After a first draft, mostly worked out with boys & girls 14-16 years old, we asked to others, also from different schools, to improve it with their suggestions.

The “elements” linked in the table (at final update) where the following, listed with the metaphorical interpretation and, in case, with a quote from Levi’s book. Sodium is not a chapter, but of course the Birkenau plant produced BuNa and we made a further reference.

Z

symbol

your opinion?

or instead?

Levi’s quote

1

H

Entalpia

Idrogeno

X

2

He

Sole

Elio

3

Li

Libertà

Litio

6

C

Carbonio

X

7

N

Azoto

X

8

O

Organica

Ossigeno

9

F

Fisica

Fluoro

11

Na

Natta (Giulio)

Sodio

*

13

Al

Alchimia

Alluminio

14

Si

S.I.

Silicio

15

P

Philosophia

Fosforo

X

16

S

Storia

Zolfo

X

17

Cl

“17”

Cloro

18

Ar

Arte

Argon

19

K

Potassio

X

20

Ca

Sport

Calcio

22

Ti

Titanio

X

23

V

Volta

Vanadio

X

24

Cr

Colore

Cromo

X

26

Fe

Ferro

Ferro

X

27

Co

Conferenze

Cobalto

28

Ni

Nickel

X

30

Zn

Zinco

X

31

Ga

Galileo

Gallio

32

Ge

Germania

Germanio

33

As

Arsenico

X

35

Br

Bretagna (Gran)

Bromo

36

Kr

Fumetti

Cripto

X

37

Rb

Robotica

Rubidio

38

Sr

Sciocchezze

Stronzio

39

Y

Matematica

Yttrio

41

Nb

Coltan

Niobio

42

Mo

Monnet (Jean)

Molibdeno

43

Tc

Tecnologia

Tecnezio

47

Ag

Fotografia

Argento

X

48

Cd

CD

Cadmio

49

In

Informatica

Indio

50

Sn

Stagno

X

52

Te

Terra (scienze della)

Tellurio

53

I

Italiano

Iodio

55

Cs

CnS

Cesio

57

La

(…?)

Lantanio

58

Ce

Cerio

X

59

Pr

Prova-prova-prova

Praseodimio

61

Pm

Promessi (sposi)

Promezio

63

Eu

Euro

Europio

68

Er

Erba

Erbio

70

Yb

Geografia

Ytterbio

71

Lu

Lucrezio

Lutezio

74

W

Zio ->

Tungsteno

75

Re

Religione

Renio

79

Au

Economia

Oro

X

80

Hg

Mercurio

X

82

Pb

Piombo

X

83

Bi

Biologia

Bismuto

85

At

Attenzione!

Astato

87

Fr

Francese

Francio

89

Ac

Analisi Chimica

Attinio

92

U

Università

Uranio

X

95

Am

Ambiente

Americio

98

Cf

Chimica Fisica

Californio

100

Fm

FM

Fermio

101

Md

Mendeleev

Mendelevio

102

No

Nobel

Nobelio

106

Sg

Stages

Seaborgio

Some years after, the school website was renewed, then I left Jean Monnet for the Setificio in Como, and this table disappeared, also from more recent versions of kemia.it where it was mirrored.
But I feel good to show it once again.

 

With the kind help of my daughter Alice, who attended Jean Monnet many years after.

As the headmaster was at that time a really challenging friend,
prof. Scognamiglio, I’m also adding:
Thank you again, Tommaso.

 

La chimica è di moda, la terza prova non più…

Da quando esiste il nuovo indirizzo Sistema Moda – Tessile, abbigliamento e moda, vi ho sempre insegnato Chimica, al Setificio di Como, così come in precedenza la insegnavo sull’estinto corso di Tessitura (la prima volta, occasionalmente, nel 1988. Sigh).

Tre anni fa, in vista degli esami di stato, avevo raccolto in un volumetto pdf una serie di spiegazioni e discussioni degli esercizi di verifica svolti in classe. Un eserciziario, come si usava tanto tempo fa, e forse potrebbe essere il caso di riprendere se davvero cerchiamo le competenze e non solo il nozionismo.

Da quando ormai tutti gli studenti hanno dimestichezza col web (o almeno non sono più credibili se spergiurano il contrario) avevo infatti iniziato a pubblicare in modo un po’ disparato alcune correzioni; l’idea di riunirle era venuta ad un paio di studenti e ad un collega, in vista degli esami di allora. Anche se su questo sito non ci sono cookie né contatori, per altre vie ho avuto indicazioni del fatto che è stato visto non solo dai nostri bigatt comaschi ma anche da colleghi e docenti sparsi in molti posti.

Nel frattempo il materiale è molto cresciuto, e adesso ho pubblicato la seconda edizione, che è più che raddoppiata. 116 pagine. La copertina è rimasta ad imitazione dei volumetti per autodidatti dell’800, con una vaga ironia (?) sul fatto che certi libri e  metodi didattici, che mi capita di incontrare, avrebbero un bel vantaggio se fossero aggiornati  e pertinenti almeno come quei libretti là…

Diciamolo, oltre la copertina è un caos inguardabile, perché è semplicemente un copiaincolla di materiali sparsi lungo quasi un decennio e per almeno 30 classi diverse. Ma non ho ancora trovato un volontario che me lo sistemi in cambio di un 10 …

Nel 2015 era uscito il 14 giugno, maturità dell’anno, 75° di Francesco Guccini: la dedica è rimasta a Lui.


In compenso quella che si sta per svolgere potrebbe essere l’ultima terza prova scritta. Meno male, perché vent’anni fa era un’idea bellissima, ma il magma viscoso e marcescente del sistema scolastico l’aveva fatta diventare tutto il contrario di quel che doveva essere.

Qui quel che ho scritto nel volumetto di cui sopra, presentando le ultime due “simulazioni”:

Anche questi due testi usano una forma di “tipologia B” che io personalmente non ho mai condiviso ma che gli studenti, il più delle volte, hanno evidentemente accettato.

Mi sorprende, perché in tutti i casi in cui, per tanti anni, gli è stata offerta la possibilità di confrontare metodi alternativi, questa era regolarmente la “tipologia” che portava a risultati più insoddisfacenti: ma chi sono io per trarre le logiche conclusioni?

Ad ogni buon conto, la terza prova d’esame, interdisciplinare e descrittiva del percorso della singola classe, come era stata originariamente progettata vent’anni fa, era una novità rivoluzionaria nel senso della “scuola dell’autonomia e delle competenze” e dava senso all’esame di stato come veniva allora ridisegnato.

Fin da subito era stata invece snaturata con la formuletta delle “tipologie” e delle domande monodisciplinari, segno che certi meccanismi del nostro sistema scolastico sanno creare degli anticorpi che respingono qualsiasi tentativo di miglioramento. Quest’idea brillante si era così ridotta a quello che qualche giornalista povero di spirito aveva ribattezzato “quizzone”, termine che ho sempre odiato.

Il fatto che – salvo ulteriori variazioni – dall’a.s. 2018/19 essa verrà abolita, è triste per chi ci aveva sperato, ma almeno ci libera da un peso inutile.

Per ulteriori chiarimenti, tra altre possibili indicazioni, ne avevo scritto qui. http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2016/6/26/MATURITA-2016-Terza-prova-fra-tipologie-e-quizzone-il-consiglio-Ascoltare-bene-le-domande/712468/

(e c’è anche una chiara indicazione del posto che attende chi ha inventato termini come  “quizzone” e “tipologgia” … pronunciato così come m’ha imparato mio cuggino).

 

p.s.: al più presto faccio il mirror del pdf anche qui, visto che mi sembra meglio indicizzato

#19yearslater

Settembre andiamo, è tempo di tornare. Ogni anno, il rito del primo collegio dei docenti: al Setificio di Como, che – come Alice aveva constatato quando faceva le elementari – ha molto in comune con Hogwarts. Piove e fa fresco, dopo settimane torride. La testa che gira tra tanti pensieri.

Poi a casa ti siedi a tavola, e Alice butta lì: “papà, oggi sono 19 anni dopo“.

Che a dirla così è una frase del menga. Ma, per uno strabiliante numero di abitanti di questo pianeta, basta per far partire un frullatore tra l’aorta e l’intenzione.

Per chi non ha ripassato bene storia contemporanea, cerchiamo di essere precisi. Harry Potter nasce il 31.7.80, da due genitori ventenni (molti dei personaggi sono del magico 1960); il 31.10 dell’anno dopo subisce il tragico incantesimo, e inizia a scoprire la magia alla vigilia dell’1.9.91, quando sale la prima volta sul treno per Hogwarts.  Le sue vicende più note culminano nel duello finale con (non ti dico chi) al primo raggio del sole del 2.5.98.
In quel maggio, Muggle Standard Time, stavo preparando la cameretta per Alice che sarebbe arrivata a settembre, e mi esaltavo per il Giro d’Italia di Pantani. Ovviamente all’epoca non sapevo niente del resto, principalmente perchè non era stato ancora scritto.

L’epilogo del settimo volume vede i protagonisti già adulti che accompagnano i loro figli al binario 9 3/4, e si intitola Nineteen years later.
Primo giorno di scuola per Albus Severus.
Oggi.

Ho conosciuto Harry quando alcuni dei libri erano in giro già da un po’, vorrai mica che uno come me si metta a leggere certa roba. Però, però…  alohomora: crollo dei dubbi a prima vista.
Man mano che li leggeva Alice, leggevo anch’io le (meste) traduzioni italiane, poi li ho ricomprati tutti in inglese, mi sono riportato al passo delle uscite nostrane al momento di Halfblood Prince, e quando è arrivato The Deathly Hallows l’ho preso subito in edizione originale. Deathly Hallows
Con grande scorno della prole, ancora troppo scarsa in inglese: a mezzanotte dell’Epifania 2008, quando lei ghermì la sua italica copia (che poi giammai non lessi) io lo sapevo già quasi a memoria.
Specialmente il duello finale, che nel libro era una sceneggiatura pronta per la regia di John Ford e nel film hanno rovinato completamente.

A proposito di tutti i film, che ho rivisto chissà quante volte: so di non essere originale, ma quello che non mi stancherà mai è The Prisoner of Azkaban, e non solo per la scena migliore di tutto il ciclo (quella in cui Hermione stende Draco).

Se qui mi metto a parlare di Harry, e di tutto quel che ne ho discusso anche a scuola (con docenti di inglese e no, oltre che con tanti ragazzi/e), non finisco più. L’ho usato chissà quante volte anche spiegando chimica.
Ad Alice – la cui competenza potteriana è inavvicinabile – probabilmente ha fatto anche venir voglia di inglese, che ormai conosce troppo meglio di me (a proposito: dato che devo ripassare, penso che leggerò presto The Order of the Phoenix, che è l’unico che – per la mole – avevo lasciato indietro).

Non so chi avesse il volto più illuminato, quando poco giorni fa abbiamo scattato questa. Ma forse era il mio, quando qualche miglio più in là, affondando nella torba fangosa,  ho scattato quest’altra . Quelle con lei in primo piano ce le teniamo per noi.
Sasha ci lasciava fare, è abituata.

Lo so che per molti sono discorsi che non dicon niente.
Ma a miriadi di persone dai sei ai cent’anni le emozioni saltellano come leprechauns, e l’hashtag  #19YearsLater per tutto il giorno ha oscillato ai primi posti in funzione dei fusi orari.
Così, per dire.
Grazie, J.K.

Autumn has really arrived suddendly, this year. All is well.