Questo articolo, che traduco qui in mirror dall’originale inglese, è il mio primo contributo ospitato da 35mmc, un ben noto blog dedicato principalmente alla fotografia analogica, nella serie “5 frames with…”. Esce con un po’ di ritardo per disguidi vacanzieri.
La prima macchina fotografica che ho frequentato da vicino era la Zeiss Ikon Contina Ic di papà. Cromature molto cool fine anni ’50 , rigida senza soffietto, un grande mirino, completamente manuale. Ancora oggi funziona molto bene: ma era scomoda e fuori moda quando lei ed io eravamo ormai maggiorenni.
La mia prima vera macchina fotografica è stata la Canon AT1, e così ho cominciato ad usare praticamente solo il sistema FD.
In anni più recenti sono stato colpito da una intensa G.A.S. e mi son messo a cercare soprattutto oggetti Zeiss, incluso un colpo di fulmine per le Ercona, le repliche DDR migliorate della Ikonta 521/2, gigantesche ma tascabili.
Stavo però sempre cercando qualcosa di veramente compatto, più “meccanico” della Minox 35 (e più economico della Rollei 35), ed oggi una fotocamera pieghevole è qualcosa da mostrare in giro, non più da nascondere in cantina.
Così, dopo più di cinquant’anni e cinquanta macchine, ho incontrato la sorella maggiore della Contina, la Ikonta B 522/24, ultima e più piccola della sua casata: il cerchio si è chiuso ed è un nuovo amore.
Nelle immagini si possono vedere le dimensioni, a confronto con altre cosette piccine – o quella cicciona di zia Ercona, che ha lo stesso ingombro della 524/2 (a telemetro) di Oliver Clarke.
Perchè me gusta questa cucciola?
Primo, una bellezza pura. A mio modesto parere, una delle macchine più eleganti che si siano mai viste.
Un piacere anche solo guardarla, o portarla a spasso come un gioiello d’epoca.
Poi, è piccola, compatta, affidabile, con un luminoso Opton Tessar 45/2.8 (anche se forse non il miglior Tessar che abbia usato).
Con un una cinghia al polso, comoda per la foto di strada e di sorpresa, anche senza inquadrare.
D’altra parte, inquadrare attraverso un mirino minuscolo può essere un problema, con gli occhiali (a volte i multifocali sono un problema anche con le reflex!). Facile esagerare la parallasse e tagliar via dei dettagli.
E, tra gli altri particolari curiosi (indovina dov’è l’attacco del cavalletto da 1/4?), il più strano è forse che è una “24×37” mm: cioè, guadagnando un filo sui panorami, hai dei problemi con le buste d’archivio e le montature dello scanner.
Ma si sa, la Zeiss Ikon non amava le cose semplici…
E qui qualche esempio di come se la cava:
- Un contrasto croccante sui panorami e sulle architetture
… ma occhio al mini-mirino!
- Silenziosa e discreta per passare inosservato
- Nonostante la presa insolita, permette scatti rapidi
- Chiara e luminosa nelle scene scure
- Facile da tenere nella borsa da ufficio, per averla quando serve
- 1/500s da un veicolo in corsa – niente male.
Questa traduzione è un mirror con minimi adattamenti da https://www.35mmc.com